La teoria polivagale mostra una diversa suddivisione del sistema nervoso autonomo per come lo abbiamo sempre visto, ovvero nelle sue due branchhe di sistema nervoso simpatico e parasimpatico.
La teoria polivagale propone un’alternativa alla classica suddivisione del sistema nervoso autonomo (ovvero che agisce senza la nostra coscienza!) nelle sue due branche, il sistema nervoso simpatico e parasimpatico.
Quando l’organismo si trova in condizioni di pericolo (reale o percepito) il sistema nervoso autonomo viene attivato secondo una sequenza ben precisa allo scopo di garantire la sopravvivenza.
Il sistema nervoso simpatico è associato alla risposta fight or flight e al rilascio di cortisolo attraverso il sangue.
Il sistema parasimpatico è associato al riposo, digestione, ripristino.
La teoria polivagale di Porges ha rivoluzionato la visione del sistema nervoso autonomo soprattutto quando legato al trauma (ptsd) e a tutti i disturbi in qualche modo collegati ad esperienze di trauma non risolto.
Secondo Porges, vi sono 3 livelli non 2 del sistema nervoso autonomo.
Il sistema nervoso autonomo è regolato dal nervo vago, il decimo nervo cranico che connette il cervello ai piu grandi sistemi nel corpo, permettendo la comunicazione mente-corpo.
I mammiferi hanno due circuiti vagali:
il circuito vagale dorsale (DVC) -> filogeneticamente il più antico; connette gli organi sotto il diaframma , stomaco, fegato intestino ecc;
il circuito vagale ventrale (VVC), che è il nostro sistema nervoso sociale -> ci connette agli altri, si distende dal diaframma al cuore, polmoni, laringe faringe, orecchio interno, e muscoli faccia, bocca e occhi.
Il sistema parasimpatico agisce sempre come inibitore, cioè rallenta il cuore e frena l'attività del sistema nervoso simpatico. Ma, il sistema parasimpatico ha 2 funzioni (vagale o dorsale) che si attivano in base a se ci sentiamo al sicuro o in pericolo. In stato percepito di sicurezza, il sistema parasimpatico aiuta il riposo e la digestione; in stato di pericolo, il sistema parasimpatico entra in modalità difensiva (...collasso,dissociazione ecc)
Quando ci sentiamo minacciati, e non possiamo attivare il sistema nervoso sociale per avere sicurezza/protezione, ricorriamo progressivamente a strategie di difesa biocomportamentali evolutivamente più antiche. Il primo sisitema che si attiva è il sistema nervoso simpatico, lotta o fuga, che si riflette in aggressività o evitamento, e tante altre forme, per mobilitarci nell'autoprotezione. Le emozioni associate sono di ansia, panico, con un aumento di tutto il tono muscolare batitto cardiaco ecc.
Se il sistema nervoso simpatico non riesce a ristabilire la sicurezza, e quindi non basta o non si può attivare (non posso lottare e non posso scappare) si ricorre alla parte evolutivamente più antica del nervo vago, il "complesso vagale dorsale" (DVC): Questa strategia più primitiva coinvolge il sistema nervoso parasimpatico in modo primitivo -> il sistema nervoso parasimpatico mette in atto strategie difensive immobilizzanti, come la dissociazione o lo svenimento. Ci si può sentire stanchi, confusi, senza orientamento.
Sia il complesso vagale dorsale (DVC) che il complesso vagale ventrale (VVC) esercitano un'inibizione sul sistema nervoso simpatico, sebbene in maniera e con funzioni diverse a seconda dello stato di sicurezza o pericolo reali/percepiti.
Il sistema nervoso sociale (parte ventrale del parasimpatico) è un freno inibitore che ha effetti calmanti e tranquillizzanti, e caratterizzato da una buona variabilità della frequenza cardiaca, che comporta un aumento del benessere emotivo.
Al contrario, il complesso vagale dorsale (parte dorsale del parasimpatico) agisce come un freno brusco. Rimanere bloccati in questa strategia difensiva vagale dorsale per lunghi periodi di tempo può avere gravi ripercussioni sulla salute mentale e fisica.
Il sistema nervoso sociale
Il sistema nervoso sociale (VVC) si attiva e si rafforza con la pratica ripetuta di quello stato. Quando siamo in uno stato attivo sociale, sentiamo calore nel sorriso, mobilità e libertà alla gola e un luccichio negli occhi.
Se ci sentiamo ansiosi senza pericolo effettivo, possiamo attivare il sistema sociale per capire di essere al sicuro, e per entrare poi in contatto con gli altri. Possiamo affidarci ai nostri 5 sensi, espandere lo sguardo e trovare indizi che ci fanno sentire al sicuro e nel momento presente. Oppure provare a respirare in maniera lenta e prolungando l'espiro, per mandare al nostro cervello il messaggio " sono al sicuro". Tutti questi sistemi di azione sono sopra il diaframma e servono a attivcare il sistema sociale.
Una volta che ci sentiamo connessi e al sicuro, non ci serve piu focalizzarci sull' esterno, ma possiamo mobilitarci nella ricerca dell' altro, o in un' intimità ristoratrice, o attivare anche il sistema simpatico con attività come il gioco, la sessualità.
Il nervo vago
Il nervo vago,svolge un ruolo importantissimo nella salute emotiva e fisica. Il nervo vago è il decimo nervo cranico e si estende dal tronco encefalico fino allo stomaco e all'intestino, asservendo il cuore e i polmoni e collegando la gola e i muscoli facciali. Una pratica yoga che stimola queste aree influenza la tonicità del nervo vago. Lo yoga del nervo vago aiuta a recuperare l'equilibrio del corpo e della mente utilizzando gli strumenti della consapevolezza, della respirazione cosciente e delle posture fisiche.
"Un tono vagale sano può essere considerato come un equilibrio ottimale tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico che permette di rispondere con resilienza agli alti e bassi della vita.
La teoria polivagale applicata allo yoga
Lo yoga terapia per il recupero dal trauma, è un approccio in cui ogni posizione o asana, diventa un opportunità per esplorare le proprie sensazioni e sentire come stiamo. Il primo "obiettivo" se così si può dire, è costruire un contesto esteriore ed interiore di sicurezza, in cui possiamo coltivare la consapevolezza delle nostre sensazioni, pensieri ed emozioni, che è il primo e fondamentale passo all'interno di un percorso di guarigione.
Questo processo di Embodyment, ci riconnette con noi stessi e quindi con il mondo, esplorando questo processo di scoperta di noi stessi, dove esploriamo con curiosità, e osserviamo quello che accade nel corpo e nella mente, tutto senza sforzo, senza alcun tipo di obbligo o forzatura. Conoscendo le dinamiche di un trauma e gli effetti che genera, nulla in questa pratica yoga è assoluto o obbligatorio, non si "resiste" in una asana. La si scopre, si porta l'attenzione all'attivazione di parti del corpo, si modula l'intensità in base a come stiamo e cosa vogliamo sentire. E poi ci si ferma, si integra, e si ricomincia.
"Il corpo accusa il colpo" (Van Der Kolk), uno dei libri fondamentali per studiare il trauma e le sue implicazioni, sottolinea che quando si ha a che fare con il trauma, diventa necessario approcciarsi con gentilezza e consapevolezza, e scoprendo la possibilità della Scelta, di che cosa possiamo e vogliamo sentire e fare con il nostro corpo.
La teoria polivagale può aiutarci ad avere consapeovlezza e libertà nel nostro corpo e nella nostra mente. Modificare lo stato del nostro sistema nervoso è possibile in diversi modi:
Concentrarsi sul momento presente
Stimolare il senso dell' olfatto (ci radica, ci riconnette), con qualche profumo/odore che ci faccia associare una sensazione positiva.
Stabilire una connessione con l' altro o con noi stessi: cercare una regolazione con l' altro, abbracci, coccolare il proprio animale, o praticare l' auto tocco con gentilezza
Scrivere, disegnare, fare movimento;
Concentrarsi sul respiro come meccanismo di regolazione del sistema nervoso.
Lasciarsi andare al gioco o alla creatività
Concentrarsi sul bene sintonizzandosi sulla bellezza che ci circonda
Una pratica di yoga terapeutico, nella cornice della teoria polivagale, ingloba i principi fondamentali delle psicoterapie corporee, partendo da una base salda: consapevolezza, e sicurezza nel contesto e nella relazione.
Implica momenti di osservazione e consapevolezza, pratiche di integrazione del cervello e del corpo, movimenti bilaterali e l’integrazione riflessa. Il tutto, in un contesto di sicurezza, personale e relazionale, e con uno sguardo di compassione verso il proprio corpo, e quello che viviamo.
In una pratica di yoga terapeutico si esplorano inoltre elementi come strategie di pendulazione, per navigare gli stati del sistema nervoso, e utilizzando e scoprendo le diverse tecniche di pranayama per connettersi e bilanciare il sistema. In base alla consapevolezza dei bisogni della persona, si scelgono pratiche di pranayama diverse, a seconda dell’intenzione : calmare (pranayama che prevedono di allungare il tempo dell’espiro), o attivare il sistema (pranayama che generano “calore” e scaldano, energizzano) mantenendo la consapevolezza della capacità di agire su di esso.
Come lavora sul sistema vagale lo yoga?
rafforza il tono del nervo vago, tramite il respiro consapevole e posture, movimenti
migliora la regolazione fisiologica dello stress e la regolazione emotiva
Aumenta la consapevolezza mentale e corporea
Promuove un sentimento di compassione e benessere
Modula il senso di sicurezza psicologica (neurocezione) e la co-regolazione all'interno della pratica
Inoltre lo yoga ha effetti su tutto il nostro sistema: (Rhodes et al., 2016; van der Kolk et al., 2014)
riduce l’attivazione del sistema simpatico;
migliora la salute cardiovascolare (riduce la pressione sanguigna,riduce ipertensione)
aumenta il tono vagale e la variabilità della frequenza cardiaca (HRV)
migliora la salute del sistema endocrino
migliora la salute della tiroide e la gestione dello zucchero nel sangue
migliora la salute del sistema digestivo
riduce l’infiammazione e migliora l’artrite reumatoide